martedì 10 maggio 2011

Cosmologia Dantesca

 L’immagine che dell’universo avevano gli uomini del medioevo non era basata, come quella che ne abbiamo oggi, su un modello autonomo in cui la descrizione fisica risulti separata da un’interpretazione di tipo metafisico o teologico.

Dante riprende dalla cultura del suo tempo la concezione geocentrica (= Terra al centro del cosmo) dell'universo, cioè la cosmologia aristotelico-tolemaica, che sarà considerata valida fino a Copernico e a Galileo.
Il sistema cosmologico della Divina Commedia è dunque fondato sul modello dell’astronomo e geografo egiziano Tolomeo (II sec. d.C.), secondo il quale la Terra è al centro dell’universo e 7 pianeti (erano considerati tali anche la Luna e il Sole) le girano attorno.


Questo modello era stato associato alla fisica e alla metafisica di Aristotele (filosofo greco del IV sec. a.C.), la conformazione dell'universo viene trattata in particolare nella sua opera Fisica, che trova riscontro nella visione cristiana del mondo di S. Tommaso d’Aquino (teologo del XIII sec.)..
 Intorno al 150 d.C. Tolomeo riprese la Teoria Geocentrica di Aristotele e la perfezionò dando origine alla TEORIA COSMOLOGICA ARISTOTELICO-TOLEMAICA (perché la base è quella Aristotelica). Tolomeo riprende la Teoria e ne dà dei punti fermi:

   1. L’universo è sferico.
   2. Al centro c’è la Terra, attorno ad essa girano nove cieli e ogni cielo ha un pianeta. L’ultimo cielo (Primo Mobile) chiude l’universo.
 
Quindi l’universo, secondo la Teoria Aristotelica- Tolemaica, è finito, chiuso: al di là del Cielo Mobile non c’è più nulla.
 
La Terra è quindi circondata da 10 cieli concentrici, di cui quello esterno (Empireo) è immobile, perché sede di Dio, mentre gli altri 9 ruotano ognuno secondo un proprio moto. Di questi 9 cieli, 7 contengono i pianeti del sistema tolemaico (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno), uno le Stelle fisse e l'ultimo, il Primo mobile che dà inizio al movimento universale.



Occorrenze nella Divina Commedia di Dante
La parola universo è citata 13 volte; riporto una citazione:

"ché non è impresa da pigliare a gabbo

discriver fondo a tutto l'universo, "
 dal canto 32 dell'Inferno.


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